Saturday, August 17, 2019
Descende o coeli vox
https://www.youtube.com/watch?v=8X7EAjyPVm
Vivaldi - Descende, o coeli Vox
Philippe Jaroussky - controtenore
Sei Atti Pubblici - Living Theatre
“ Giovedì 16. Un'aula a Ca' Foscari. 11,45'.
(...) Un signore: - Ci dice qualcosa su questo problema di architettura e spettacolo?
Beck: - E' ben chiaro che nel teatro di oggi c'è una tendenza a rompere i muri e a portare il teatro all'aperto per dare vita ad un rito popolare. La forma consueta del teatro è repressiva perché costringe il pubblico ad una situazione d'immobilità. Lo spettacolo è come un sogno e il pubblico deve starsene seduto in una camera oscura. La posizione del pubblico è passiva. Gli eroi, coloro che agiscono, non sono gli attori ma i personaggi che gli attori interpretano. Bisogna andare nelle piazze in primo luogo per distruggere le forme della vita quotidiana e in secondo luogo perché le nostre vite sono troppo alienate. Sono alienate perché il ritmo della vita è incessante e le piste della mente, del pensiero, battono sempre lo stesso sentiero e la gente non ha possibilità alternative di pensare, di guardare il mondo. Quando facciamo teatro nelle strade tentiamo di irrompere nella vita proprio perché la gente pensi liberamente.
(...) In “Sei atti pubblici” si tenta la dimostrazione che ovunque ci sono degli edifici che rappresentano la repressione e essi finiscono col dominare la nostra vita.”
Franco Perrelli, Venezia, Ottobre 1975 (Biblioteca Teatrale n.13, 1975)
(...) Un signore: - Ci dice qualcosa su questo problema di architettura e spettacolo?
Beck: - E' ben chiaro che nel teatro di oggi c'è una tendenza a rompere i muri e a portare il teatro all'aperto per dare vita ad un rito popolare. La forma consueta del teatro è repressiva perché costringe il pubblico ad una situazione d'immobilità. Lo spettacolo è come un sogno e il pubblico deve starsene seduto in una camera oscura. La posizione del pubblico è passiva. Gli eroi, coloro che agiscono, non sono gli attori ma i personaggi che gli attori interpretano. Bisogna andare nelle piazze in primo luogo per distruggere le forme della vita quotidiana e in secondo luogo perché le nostre vite sono troppo alienate. Sono alienate perché il ritmo della vita è incessante e le piste della mente, del pensiero, battono sempre lo stesso sentiero e la gente non ha possibilità alternative di pensare, di guardare il mondo. Quando facciamo teatro nelle strade tentiamo di irrompere nella vita proprio perché la gente pensi liberamente.
(...) In “Sei atti pubblici” si tenta la dimostrazione che ovunque ci sono degli edifici che rappresentano la repressione e essi finiscono col dominare la nostra vita.”
Franco Perrelli, Venezia, Ottobre 1975 (Biblioteca Teatrale n.13, 1975)
Labels:
théatre
Subscribe to:
Posts (Atom)